Dal rapporto del Ministero dell’Istruzione e del Merito emergono numeri che delineano uno scenario scolastico dominato dal precariato. Al 24 settembre risultano 182.641 docenti con contratto a termine, tra posti comuni e di sostegno, di cui 76.100 sul sostegno e 44.926 confermati per scelta delle famiglie.
Questa situazione indica che la scuola italiana poggia su un’ossatura precaria, con docenti che cambiano ruolo o sede ogni anno, compromettendo la continuità didattica e la qualità dell’insegnamento.
Immissioni in ruolo troppo ridotte
Sul fronte delle assunzioni stabili, lo stato delle cose non è migliore. Dei 48.504 posti autorizzati per il 2025/26, a fronte di 52.885 posti vacanti, sono stati finora immessi in ruolo solo 29.685 docenti. Ulteriori 4.403 assunzioni sono previste entro il 31 dicembre 2025.
In particolare:
- 18.566 docenti assunti tramite procedure PNRR.
- 1.821 idonei del concorso 2020 assunti.
- Per gli insegnanti di religione cattolica (IRC), le assunzioni stabili raggiungono 6.022 unità.
Le conseguenze del ricorso continuo alle supplenze
La UIL Scuola denuncia che il modello attuale logora i docenti e indebolisce la scuola:
- Le supplenze continue affermano il precariato come regola anziché eccezione.
- Sul sostegno, la situazione è ancora più grave: centinaia di alunni con disabilità si ritrovano ogni anno con insegnanti diversi, perdendo continuità educativa.
- Si prospettano supplenze assegnate anche tramite interpelli per posti in deroga, spesso affidate a docenti senza specifico titolo.
Le richieste della UIL Scuola
Per uscire da questa spirale, la UIL Scuola chiede:
- Un piano straordinario di assunzioni, che vada oltre gli attuali limiti annuali.
- Il pieno utilizzo delle graduatorie esistenti, compresa quella degli idonei.
- L’apertura e integrazione delle GPS come ulteriore canale di accesso al ruolo.
- La trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto, eliminando la gestione emergenziale che si ripete ogni anno.
La scuola ha bisogno di stabilità, chiarezza e diritti riconosciuti per tutti i docenti, specialmente per chi opera in condizioni precarie da anni.