“Ottimo”, “distinto”, “buono”, “sufficiente” e “insufficiente”: sono questi i giudizi sintetici che il governo vuole ripristinare e che erano in vigore fino all’anno scolastico 2020/2021.
Attualmente ci sono quelli descrittivi che definiscono l’apprendimento di alunne e alunni con formule che indicano i livelli di raggiungimento di specifici obiettivi: “avanzato”, “intermedio”, “base”, “in via di primaria acquisizione”.
Pubblicata sul sito del Ministero dell’istruzione e del merito l’ordinanza n. 3 del 9 gennaio 2025, inviata alle scuole e registrata registrata dalla Corte dei conti in data 20 gennaio 2025, che disciplina la valutazione periodica e finale degli apprendimenti nella scuola primaria e la valutazione del comportamento nella scuola secondaria di primo grado.
Le nuove disposizioni del ministero e dell’Istruzione e del Merito, indicate nell’ordinanza registrata lo scorso 20 gennaio, intervengono sulla valutazione periodica e finale degli apprendimenti nella scuola primaria e la valutazione del comportamento nella scuola secondaria di primo grado.
Tra le aree da tenere in considerazione:
- la padronanza e l’utilizzo dei contenuti disciplinari, delle abilità e delle competenze maturate
- l’uso del linguaggio specifico
- l’autonomia e la continuità nello svolgimento delle attività anche in relazione al grado di difficoltà delle stesse
- la capacità di espressione e rielaborazione personale.
Ecco alcuni esempi di valutazione:



Il Ministero, considerato che le modifiche arrivano ad anno scolastico avviato, chiede alle scuole di prestare particolare attenzione
“a garantire coerenza e continuità tra le valutazioni dell’ultimo periodo didattico e le valutazioni in itinere e periodiche già effettuate“
e raccomanda di porre particolare attenzione nella comunicazione scuola- famiglia.
Ovviamente stiamo parlando di una fascia d’età particolarmente delicata e a molti esperti sembra che con questi provvedimenti si stia perdendo di vista l’obiettivo principale della scuola statale che è, invece quello di stimolare interessi, curiosità, amore per la materia per formare menti libere e capaci di pensare in modo critico, al di là della valutazione.
L’impressione di Serravall, Pifferi e altri insegnanti ed esperti di valutazione è che cambiare frequentemente il modo di dare i voti sia un modo per i governi di mostrarsi efficienti e operosi sulla scuola, senza però introdurre le necessarie riforme strutturali: sia in generale che nello specifico dei sistemi di valutazione, un ambito complesso e su cui negli ultimi anni la pedagogia ha avviato nuove riflessioni.
Insomma dire a uno studente a uno studente che è “in via di prima acquisizione” rispetto a un determinato obiettivo evidenzia il progresso del suo processo di apprendimento, mentre dire che è “insufficiente” definisce la sua performance, “inchiodandola a quel giudizio”.