Che cos’è la punteggiatura: storie di virgole e puntini nell’era digitale

Edoardo De Filippo diceva: “ I Ragazzini a scuola scrivono tutti uguale A, B, C, D” ma non faceva nessun riferimento alla punteggiatura. A leggere l’Ulisse di Joyce non se ne trova traccia e nel mondo di internet utilizziamo più emoticon che altro.

Eppure i segni di interpunzione: punti, virgole, e punto e virgola si studiavano a scuola con grande dedizione. E oggi?

Proprio quando la punteggiatura era diventata abbastanza stabile, è arrivato il terremoto della rete. Faccine, emoticon, emoji si rendono necessari per qualsiasi comunicazione online, pena l’incomprensione se non l’incazzatura dell’interlocutore. Punto e punto e virgola? Buonanotte. Ogni segno viene letteralmente spazzato via da quello che i linguisti  chiamano lo «smarrimento interpuntivo della scrittura popolare». Ci attende una lenta estinzione? Probabile. Da un articolo de Il Post

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I greci erano svogliati e la adoperavano in modo incerto. Aristotele, sempre sistematico, provò a fare chiarezza: «Ciò che si scrive, generalmente, dev’essere agevole da leggere e da pronunciare. È questo precetto a far sì che la maggior parte di coloro che scrivono non usi troppe congiunzioni, né frasi complesse da interpungere». E poi, perfido: «Come fa invece Eraclito». Povero Eraclito: passare alla storia anche per un’infamata di Aristotele. E poi: la chiarezza sarà mica tutto nella vita.

A ogni modo i romani non la usavano per nullala colonna traiana non ha gli spazi. Possiamo immaginare gli equivoci.

…….La virgola, «Ho lavorato a un poema tutto il giorno. La mattina ho aggiunto una virgola, nel pomeriggio l’ho tolta». Aveva ragione da vendere, Oscar Wilde. A volte un minuscolo segno è decisivo, e qui parliamo della regina del testo. Cenno da nulla, maestra del traffico, maestà sommessa della pagina, tuttofare, traffichina instancabile, piccolo sbaffo miracoloso che ordina i pensieri e scandisce uno scritto.

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