Si cambia piazza, il divieto viene dalla Questura. Turi: “A chi non piace questa scuola?”

Ostacolare il diritto di manifestare non fermerà l’azione e l’impegno del sindacato per difendere la scuola nazionale contro ogni ipotesi di regionalizzazione, la libertà di insegnamento contro ogni forma di formazione obbligatoria, e la libertà negoziale contro ogni misura di contrattazione bloccata per via legislativa.

L’appuntamento è alle 10.30 di lunedì 30 maggio a Piazza Santi Apostoli, invece che a Montecitorio.
La piazza di fronte al Parlamento, infatti, non è stata concessa dalla Questura per la manifestazione della scuola.

A chi non piace questa scuola? – chiede con forza Pino Turi dal palco del congresso regionale della Toscana.
Prima le norme connesse alla pandemia, poi le misure anti-assalto, legate al pericolo di danneggiamenti di spazi, edifici, ora queste misure prese a difesa dell’incolumità di cose e persone – osserva Turi – vengono utilizzate contro il sindacato per limitare il diritto costituzionale previsto dall’articolo 17.

«I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi (…) Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica».

Quella di Piazza Monte Citorio era una scelta forte di caratteri simbolici – aggiunge Turi – perché la protesta è verso un atto del Governo (il decreto 36 è in fase di conversione) che si appresta nuovamente a tagliare invece che investire, che riduce di diritti invece che rafforzarli, che ferma il negoziato contrattuale intervenendo per legge. Sono temi sui quali è assolutamente legittimo interrogare il Parlamento e, fare pressione affinché il decreto sia fermato e le incursioni legislative stralciate.

Stiamo facendo tutto il possibile affinché sui contenuti del decreto ci sia il massimo di conoscenza e consapevolezza di tutto il personale. Stiamo facendo assemblee, e nella nostra fase congressuale -aggiunge Turi – stiamo facendo chiarezza sulle conseguenze delle disposizioni governative. Non c’è nessuna prospettiva di stabilità per il personale precario.

Giorno per giorno, persona per persona – come sappiamo fare, spiega il segretario generale Uil Scuola – contro ogni tentativo di mettere silenzio intorno a noi.

Il ministero dell’istruzione è arrivato persino a negare l’anticipo di due ore di assemblea sul monte ore annuale per consentire una informazione sui contenuti del decreto.

Ostacolare il diritto di manifestare non fermerà l’azione e l’impegno del sindacato per difendere la scuola nazionale contro ogni ipotesi di regionalizzazione, la libertà di insegnamento contro ogni forma di formazione obbligatoria, e la libertà negoziale contro ogni misura di contrattazione bloccata per via legislativa.

 

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