La UIL SCUOLA non firma il decreto mobilità 2023. Tutte le nostre schede

Confermati tutti i vincoli per i docenti. Una negativa continuità con il Governo precedente

Le domande si presenteranno:

  • per il personale docente dal 6 al 21 marzo 2023;
  • per il personale educativo dal 9 al 20 marzo;
  • per il personale ATA dal 17 marzo al 3 aprile.
  • La pubblicazione dei trasferimenti avverrà il 24 maggio per il personale docente e il 1° giugno per il personale ATA.

Non c’è la firma della Uil Scuola Rua sul contratto sulla mobilità. Per due ragioni: la permanenza dei vincoli e l’aver mancato una opportunità importante, permettere anche a chi, il 1 settembre 2022, ha ottenuto (o otterrà negli anni successivi) la mobilità in una provincia diversa rispetto a quella di titolarità, la possibilità di fare domanda di trasferimento.

La Uil Scuola Rua Lombardia ritiene che tutto il personale abbia uguali diritti e che bisogna evitare discriminazioni tra analoghe situazioni, per cui l’accesso alla mobilità deve essere consentito a tutti a prescindere dall’anno scolastico di immissione in ruolo.

Nessun vincolo: è questa la linea seguita dalla UIL Scuola Rua Lombardia durante tutta la trattativa che ha portato alla riunione di oggi con la presentazione di un provvedimento rigido, miope e poco coraggioso.

Quello della mobilità è un passaggio che coinvolge ogni anno da 50 a 80 mila persone. È l’unico modo che ha il personale della scuola di poter cambiare sede. Da sempre viene regolato per via contrattuale. Dal contratto nazionale si attiva la contrattazione integrativa che definisce i criteri. Negli anni la stratificazione di norme e le incursioni legislative in materia di diritti del personale hanno portato ad una serie di norme che vincolano – a vario titolo – la possibilità del personale di spostarsi.

L’Amministrazione ponendo limitazioni al diritto della mobilità, pensando – così come imposto, pare, anche dalla commissione europea – di garantire la continuità didattica dimostra di non conoscere la realtà che vivono da anni le scuole italiane. Solo nell’anno in corso si registrano almeno 250mila contratti a tempo determinato con scuole che hanno cambiato docenti della stessa materia anche 5 volte in pochi mesi.

Un evidente controsenso che, a parer nostro, conferma la mancanza di una volontà politica necessaria per affrontare la questione nel concreto: alle promesse elettorali – rimuovere gli «ostacoli piantati dal ministro Azzolina» non sono seguiti i fatti che confermano una cattiva continuità con quella politica che ha inserito i vincoli.

L’ordinanza ministeriale che regolerà la prossima mobilità docenti contiene:

L’obbligo di permanenza nella sede di immissione in ruolo per almeno tre anni per tutti i docenti assunti in ruolo a partire dall’1/9/22 (frutto delle disposizioni del decreto 36, emanato ma ancora senza decreti attuativi. Si rende definitivo ciò che normativamente è ancora in trasformazione.
Per tali docenti l’Amministrazione ha inserito una parziale limitazione: potranno presentare domanda di mobilità in attesa di un intervento legislativo che sospenda il blocco, limitatamente all’a.s. 2023/24. Nel caso in cui questo provvedimento non dovesse arrivare, anche per loro la mobilità sarà bloccata. Una sorta di domanda con “riserva” che potrà sciogliersi solo a seguito dell’intervento legislativo. Analoga possibilità non è invece prevista per chi l’1/9/22 ha ottenuto (o otterrà negli anni successivi) la mobilità in una provincia diversa rispetto a quella di titolarità.

L’applicazione del decreto legislativo n. 105/22 che ha eliminato il referente unico ai fini dell’assistenza al familiare disabile. Per cui, anche più figli che assistono il genitore disabile possono richiedere la precedenza nei trasferimenti provinciali.
Restano confermati, perché presenti già dallo scorso anno, nel contratto integrativo firmato da una sola sigla sindacale:

Il divieto di presentare domanda di mobilità per tutti i docenti che, a partire dall’a.s. 2022/23, ottengono un trasferimento o un passaggio di cattedra o ruolo in altra provincia (limitazione legislativa che è stata introdotta dal decreto sostegni bis nel 2021).
La possibilità nei trasferimenti provinciali da posto di sostegno a posto comune solo sul 75% dei posti disponibili.

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